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La catastrofe del lago Nyos

  • Фото автора: Антон Туров
    Антон Туров
  • 21 сент.
  • 2 мин. чтения

Il 21 agosto 1986, in Camerun, un evento naturale sconvolse la comunità scientifica e il mondo intero. Dal lago vulcanico Nyos, situato a 1.100 metri di altitudine, improvvisamente si sprigionò una nube di anidride carbonica che scese nelle valli circostanti. Nel giro di poche ore morirono soffocate 1.746 persone e oltre 3.500 capi di bestiame. I sopravvissuti raccontarono scene apocalittiche: villaggi interi ridotti al silenzio, corpi senza vita e un’aria irrespirabile. Questo disastro naturale, uno dei più letali del XX secolo, rimane una delle grandi enigmi geologici moderni. Alcuni articoli lo descrissero come un enigma tanto oscuro quanto i segreti chiusi nei caveau di un casino https://zet-casino.co.it/ o come slots che improvvisamente rilasciano un risultato mortale.

Le analisi scientifiche stabilirono che nel fondo del lago si era accumulata CO₂ proveniente dal magma sottostante. In condizioni normali, i laghi stratificati trattengono i gas, ma un evento – forse una frana o un’eruzione sotterranea – innescò il rilascio improvviso. La nube pesante, invisibile e letale, si propagò a 50 km/h, spegnendo la vita in un raggio di oltre 25 km. Secondo l’US Geological Survey, la quantità di CO₂ liberata fu pari a 1,2 milioni di tonnellate, l’equivalente delle emissioni annuali di una città media europea.

Le testimonianze dei sopravvissuti sono state raccolte in numerosi documentari. Un abitante di Subum ricordò: “Mi sono addormentato e al risveglio tutti intorno a me erano morti. Non sentivo rumori, solo silenzio assoluto”. Queste parole continuano a circolare sui social, dove video commemorativi raggiungono centinaia di migliaia di visualizzazioni, soprattutto durante gli anniversari della tragedia.

Per prevenire nuove catastrofi, negli anni ’90 furono installati sistemi di degassificazione: tubi lunghi 200 metri che portano l’acqua ricca di gas in superficie, dove la CO₂ si libera gradualmente. I rapporti dell’ONU stimano che il rischio sia oggi ridotto del 90%, ma gli scienziati monitorano costantemente il lago e i vicini Nyos e Monoun.

La catastrofe del lago Nyos resta un monito della potenza incontrollabile della natura. È anche una lezione sulla vulnerabilità delle comunità rurali di fronte a fenomeni invisibili e improvvisi. A quasi 40 anni dall’evento, il mistero non è tanto la causa, ormai nota, ma il ricordo indelebile di come una bellezza naturale possa trasformarsi in una trappola mortale in poche ore.

 
 
 

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